Nel centro di Parre sotto, uno dei nuclei originari del paese, si erge la chiesa o oratorio di S. Rocco, la cui origine risale alla fine del ‘400. Pare che la costruzione di questa chiesa sia stata iniziativa dei discendenti degli antichi feudatari di Parre, i Belliboni, provenienti da Casnigo, famiglia che non solo ha dato origine alla nobile famiglia dei Paar, con il patriarca Marco, ma che a Parre costituì per secoli una presenza assai autorevole. Di particolare rilevanza l’organo settecentesco probabilmente un Bossi del 1773, recentemente restaurato, oltre alla pala d’altare del Seicento che rappresenta la Madonna in gloria con Gesù Bambino, San Pietro, San Rocco e San Sebastiano e all’affresco cinquecentesco della Madonna delle Grazie.
S. Messa festiva ore 8.30.
Sulla sommità del monte Cϋsen (dal gaì, la lingua dei pastori, che significa "roccia") dove già probabilmente esisteva un’edicola o una cappella semidistrutta, si erge oggi l’oratorio della S.S Trinità. Il primo documento che ne attesta l’esistenza riguarda la visita del vescovo Cornaro del 1565. La chiesa fu eretta per iniziativa del parrese Giacomo Cominelli detto Mistrù. Una caratteristica particolare della vita dell’oratorio è stata per secoli la presenza fissa di un romito, cioè di una persona che si dedicava ad una vita solitaria, talvolta con impegni religiosi, tutta dedita alla custodia della chiesetta. La chiesa ha subito in seguito numerosi interventi di restauro, conservazione e ampliamento. Il campanile in pietra viva con tre campane è datato 1610; del 1700 sono invece l’adiacente casa del custode e il loggiato in pietra di Sarnico. Altro dettaglio di rilievo è che la S.S Trinità, a differenza di tutte le altre chiese, è stata costruita rivolta a nordest e non verso est, verso il sole nascente, simbolo di Gesù. È stata una scelta obbligata considerata la roccia viva sottostante. Di rara bellezza è l’affresco della Madonna col Bambino, che da quasi cinque secoli attira la devozione dei fedeli. Particolare suggestivo è il panorama che si gode dall’ampio loggiato della chiesa. Essa è raggiungibile attraverso un ripido sentiero a gradini che parte una decina di metri dopo l’arco di San Cristoforo o dalla “vià di Prècc” una mulattiera che parte anch’essa da San Cristoforo arriva a Cima Campella e porta al piazzale con fontana appena sotto il santuario, distante solo una decina di minuti.
In splendida posizione nel mezzo dei prati dell’arioso Monte Alino si trova l’oratorio di S.Antonio da Padova, nato per devozione dopo la peste del 1630. Nei secoli scorsi, per tutta l’estate presso la chiesa officiava un cappellano che celebrava per le famiglie che vivevano nelle cascine,coltivando la terra e allevando bestiame. All’interno, sull’unico altare, è posta la pala che raffigura appunto Sant’Antonio da Padova. Si tratta però di una copia della preziosa pala originale, opera del pittore bergamasco Carlo Ceresa(1609-1679) che si può ammirare nella cappella di Lourdes annessa alla parrocchiale. Sulla parete di sinistra, di particolare rilievo perché ritrae un soggetto raro, c’è un quadro del Settecento di autore ignoto che raffigura il Beato Alberto da Villa d’Ognamorente, al quale una colomba reca l’Eucarestia. Oggi presso la chiesa abita il nipote del vecchio custode che, oltre ad organizzare diversi eventi musicali, gestisce un ristoro permanente, diventato meta fissa dei numerosi escursionisti che passano sui sentieri della zona. La chiesa è raggiungibile da Cima Campella in un'ora di cammino, servendosi del sentiero segnalato C.A.I. 241.
Della nostra parrocchiale si hanno già notizie in una pergamena datata 1202. Dell’antico edificio si sono rinvenute recentemente tracce significative durante lavori di restauro. Della struttura cinquecentesca, descritta minuziosamente nella visita pastorale di San Carlo Borromeo nel 1575, resta visibile solo una parte dell’attuale campanile. A due parroci parresi si deve l’attuale ingrandimento della chiesa, secondo le attuali dimensioni. I lavori furono talmente importanti che nel 1736 venne consacrata la “nuova” chiesa, per la quale un rilevante contributo al progetto venne offerto dai pastori parresi dell’epoca. Anche nell’Ottocento subì diverse trasformazioni: del 1868 è la facciata attuale, del 1880 diverse lavorazioni interne e nel 1898 venne sostituito l’organo con un Balicco-Bossi. Del 1902 è invece il pavimento della navata e nel 1964 venne rifatta la pavimentazione del sagrato. Di particolare rilievo sono diverse opere del Fantoni, tra cui il coro ligneo e il magnifico altare maggiore. L’opera più importante della chiesa è la grande, magnifica pala cinquecentesca di Giovan Battista Moroni, raffigurante la Madonna col Bambino, i santi Pietro, Paolo e Giovanni. Nella chiesa si trovano altre pregevoli tele come il Battesimo di Gesù di Enea Salmeggia detto il Talpino (1570-1626), una Crocifissione di Giovan Paolo Cavagna (1550-1627) e altre opere artistiche di scultura e intarsio. È veramente una splendida chiesa tutta da scoprire.
S. Messa festiva ore 7.00-10.00-18.00 e prefetiva ore 18.00
La chiesa si trova nella frazione Ponte Selva, località sorta alla fine dell’Ottocento in seguito allo sviluppo dell’industria tessile legata alla famiglia Pozzi, che lì aveva la propria manifattura. Questi industriali crearono attorno alla fabbrica un vero e proprio villaggio operaio con convitti per le maestranze, scuola e asilo per i figli degli operai. La chiesa del Sacro Cuore nacque a fine Ottocento come cappella privata degli industriali Pozzi e assunse l’attuale l’aspetto in stile neogotico solo nel 1927, quando divenne la chiesa della nuova parrocchia di Ponte Selva. Si notano ben chiare le caratteristiche di questo stile architettonico: torrette sopra l’ingresso con guglie, rosone centrale e archetti rampanti archiacuti. All’interno si trova ancora l’altare che ricorda la famiglia Pozzi.
S. Messa festiva ore 11.00 e prefestiva ore 18.00.
Resta sempre informato sulle novità e sugli eventi del territorio parrese.
Inserisci il tuo indirizzo email e ti invieremo un link per cambiare la tua password.
per salvare le tue case preferite e altro ancora